Nel passo, tra i più noti delle Storie di Polibio, che celebra l’espansione della lega achea all’intero Peloponneso, lo storico di Megalopoli elogia il modello federale acaico come esempio di unione politica tesa al raggiungimento della concordia e del bene comune. Egli compara gli opposti destini della Macedonia e dell’Acaia, spiegando l’inatteso successo della confederazione achea nella capacità degli Achei di unificare il Peloponneso (tra il 191 e il 183 a.C. con la rivolta della Messenia) e di mantenere la concordia tra i membri del koinon. A suscitare l’ammirazione di Polibio non è tanto il funzionamento della confederazione o il modello federale in sé e per sé quanto il tentativo riuscito di trasformare il Peloponneso in un’entità politica coesa. Gli Achei erano riusciti laddove altri in precedenza avevano fallito, superando i particolarismi delle città e dando vita a una realtà nuova, caratterizzata da coesione ed omogeneità politica. Le ragioni di tale successo sono individuate nella capacità del koinon di garantire libertà e sovranità alle singole realtà che componevano la lega, mettendo da parte ambizioni a un dominio personale e aspirazioni di tipo egemonico. L’uniformità politica di cui parla Polibio è resa possibile dalla condivisione della politica estera e del sistema di alleanze così come dalla comunanza di leggi e istituzioni e dall’adozione di una moneta comune. È interessante notare che per tradurre l’idea della nuova uniformità politica del Peloponneso Polibio fa ricorso all’immagine della mia polis (cf. Plut. Phil. 8.3: ἓν σῶμα καὶ μίαν δύναμιν κατασκευάσαι διενοοῦντο τὴν Πελοπόννησον), a dimostrazione del fatto che, ancora nella piena età ellenistica, è la polis il parametro per valutare il successo di altre esperienze politiche. Il Peloponneso è una polis sola, dice Polibio, anche se non è cinta dalle stesse mura (forse reminiscente di Arst. Pol. 3.3.1276a 22-26), in quanto le istituzioni (democratiche, cf. Polyb. 2.38.6: δημοκρατίας ἀληθινῆς σύστημα καὶ προαίρεσιν) sono le stesse a livello locale e federale.
Il quadro che Polibio restituisce del modello federale acaico risente di una certa idealizzazione. Lo storico offre una rappresentazione semplificata, talvolta mistificante, dei principi politici operanti all’interno del koinon, enfatizzando i valori di libertà, uguaglianza e armonia collettiva. Sono numerose le imprecisioni di questo resoconto. Qualche esempio. Se guardiamo all’unità geografica del Peloponneso, essa in realtà non fu pienamente acquisita, come dimostra il fatto che Metana in Argolide non si unì mai alla lega achea. La comunanza di leggi di cui parla Polibio riguarda certamente le leggi federali, ma lo storico omette di precisare che a livello locale ogni polis si serviva delle proprie leggi. Infine, se è vero che il koinon possedeva una moneta comune, recante sul dritto l’immagine dello Zeus federale, e sul verso il monogramma della lega e il simbolo della ghirlanda, è altrettanto vero che le monete superstiti appaiono coniate dalle singole città.
Le ragioni dell’elogio della lega achea, in cui tutte le città, siano esse tra i membri fondatori del koinon o solo di recente entrate a farne parte, ricevono il medesimo trattamento e sono poste sullo stesso piano (Polyb. 2.38.6; 62.4), è da ricercare nel fatto che Polibio riconosce all’esperienza della lega achea la virtù tutta greca di subordinare i desideri individuali al benessere comune, di porre al centro l’interesse collettivo.
περὶ δὲ τοῦ τῶν Ἀχαιῶν ἔθνους καὶ περὶ τῆς Μακεδόνων οἰκίας ἁρμόσει διὰ βραχέων ἀναδραμεῖν τοῖς χρόνοις, ἐπειδὴ περὶ μὲν ταύτην ὁλοσχερὴς ἐπαναίρεσις, περὶ δὲ τοὺς Ἀχαιούς, καθάπερ ἐπάνω προεῖπον, παράδοξος αὔξησις καὶ συμφρόνησις ἐν τοῖς καθ᾽ ἡμᾶς καιροῖς γέγονε. πολλῶν γὰρ ἐπιβαλομένων ἐν τοῖς παρεληλυθόσι χρόνοις ἐπὶ ταὐτὸ συμφέρον ἀγαγεῖν Πελοποννησίους, οὐδενὸς δὲ καθικέσθαι δυνηθέντος διὰ τὸ μὴ τῆς κοινῆς ἐλευθερίας ἕνεκεν ἀλλὰ τῆς σφετέρας δυναστείας χάριν ἑκάστους ποιεῖσθαι τὴν σπουδήν, τοιαύτην καὶ τηλικαύτην ἐν τοῖς καθ᾽ ἡμᾶς καιροῖς ἔσχε προκοπὴν καὶ συντέλειαν τοῦτο τὸ μέρος ὥστε μὴ μόνον συμμαχικὴν καὶ φιλικὴν κοινωνίαν γεγονέναι πραγμάτων περὶ αὐτούς, ἀλλὰ καὶ νόμοις χρῆσθαι τοῖς αὐτοῖς καὶ σταθμοῖς καὶ μέτροις καὶ νομίσμασι, πρὸς δὲ τούτοις ἄρχουσι, βουλευταῖς, δικασταῖς, τοῖς αὐτοῖς, καθόλου δὲ τούτῳ μόνῳ διαλλάττειν τοῦ μὴ μιᾶς πόλεως διάθεσιν ἔχειν σχεδὸν τὴν σύμπασαν Πελοπόννησον, τῷ μὴ τὸν αὐτὸν περίβολον ὑπάρχειν τοῖς κατοικοῦσιν αὐτήν, τἄλλα δ᾽ εἶναι καὶ κοινῇ καὶ κατὰ πόλεις ἑκάστοις ταὐτὰ καὶ παραπλήσια.
Riguardo, invece, alla lega degli Achei e alla casa reale dei Macedoni, sarà appropriato risalire brevemente indietro nel tempo, dal momento che nei nostri tempi quest’ultima è andata incontro a distruzione completa, mentre gli Achei, come ho già detto in precedenza, hanno conosciuto un’espansione e una concordia interna inattese. Dopo che, infatti, molti hanno tentato, nelle epoche passate, di condurre i Peloponnesiaci a una unità di intenti, senza che nessuno riuscisse a raggiungere lo scopo, poiché ciascuno si impegnava non per la libertà comune, ma in vista del proprio predominio, questo aspetto nella nostra epoca è stato portato avanti e realizzato al punto tale che non solo è sorta fra loro la comunanza di interessi propria di alleati e amici, ma si servono anche delle stesse leggi, degli stessi pesi, misure e monete, e inoltre degli stessi magistrati, consiglieri e giudici, e che, insomma, quasi l’intero Peloponneso differisce dalla condizione di una sola città solo nel fatto che non vi è la stessa cinta di mura per i suoi abitanti, mentre per il resto la situazione è la stessa o in tutto simile, sia nell’insieme, sia in ciascuna città (traduzione di Manuela Mari).
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