Ai vv. 690-692 delle Eumenidi Atena parla della reverenza e del timore che l’Areopago avrebbe da quel momento in poi incusso negli astoi, ma subito dopo (v. 693) la dea chiarisce che perché tale tribunale continuasse a esercitare efficacemente la propria funzione i politai non avrebbero dovuto alterare le leggi. Certamente risulta difficile comprendere se qui Eschilo si riferisca all’auspicabile immutabilità delle leggi di Efialte del 462 o al potenziale pericolo derivante dall’aver sottratto all’Areopago la funzione della nomphylakia. Ad ogni modo, risulta interessante il fatto che il sostantivo polites venga utilizzato in riferimento a un contesto eminentemente istituzionale e, più in particolare, all’esercizio della funzione del mutamento delle leggi. In altri termini, politai designa qui i cittadini in pieno possesso dei propri diritti politici. Al contrario, astos ha una valenza più generale: indica tutti coloro che l’Areopago avrebbe dissuaso dal commettere determinati reati, e dunque chiunque potesse finire davanti a quel consesso. Tale distinzione terminologica sembra ulteriormente confermata dall’uso del sostantivo astos che ricorre al v. 487, dove gli astoi sono i cittadini tra i quali Atena si accinge a scegliere i membri per l’Areopago. Certamente, anche in questo caso il termine occorre in un contesto istituzionale, ma, a ben vedere, gli astoi sono coloro che saranno membri dell’Areopago, dunque cittadini che non esercitano ancora tale prerogativa istituzionale.
Nel resto del dramma, il sostantivo astoi, a differenza di politai, sembra riferirsi all’intera popolazione dei cittadini, dunque senza necessariamente implicare un inequivocabile riferimento solamente a quella parte della popolazione (costituita dai maschi adulti) attivamente partecipe alla vita politico-istituzionale della città: ai vv. 697 e 708 gli ἀστοί sono tutti i cittadini cui Atena si rivolge, come sembra indicare l’apostrofe della dea all’intero leos dell’Attica (v. 681); al v. 807 si chiarisce che le Eumenidi saranno onorate dagli ἀστοί, dunque, ancora, trattandosi di riti religiosi, non si fa riferimento a prerogative che fossero appannaggio esclusivo dei maschi adulti in pieno possesso dei diritti politici (cf. inoltre vv. 908, 1045).
a. 487-488 Ἀθ. κρίνασα δ’ ἀστῶν τῶν ἐμῶν τὰ βέλτατα ἥξω διαιρεῖν τοῦτο πρᾶγμ’ ἐτητύμως. Atena: tornerò dopo aver scelto i migliori tra i miei cittadini affinché decidano in merito a questo caso in modo retto.
b. 690-693 Ἀθ. ἐν δὲ τῶι σέβας ἀστῶν φόβος τε ξυγγενὴς τὸ μὴ ἀδικεῖν σχήσει τό τ’ ἦμαρ καὶ κατ’ εὐφρόνην ὁμῶς, αὐτῶν πολιτῶν μὴ ’πικαινούντων νόμους. Atena: in esso (scil. l’Areopago) la venerazione da parte dei cittadini e il timore suo consanguineo li tratterranno sia di notte che di giorno dal commettere ingiustizia, purché i cittadini stessi non modifichino le leggi.
c. 696-698 Ἀθ. τὸ μήτ’ ἄναρχον μήτε δεσποτούμενον ἀστοῖς περιστέλλουσι βουλεύω σέβειν καὶ μὴ τὸ δεινὸν πᾶν πόλεως ἔξω βαλεῖν. Atena: consiglio ai cittadini di onorare e riverire ciò che non è senza comando né soggetto a dominio e di non espellere dalla città tutto ciò che ispira loro terrore. d. 707-708 Ἀθ. ταύτην μὲν ἐξέτειν’ ἐμοῖς παραίνεσιν ἀστοῖσιν ἐς τὸ λοιπόν. Atena: è questa dunque l’esortazione che ho rivolto ai miei cittadini per l’avvenire. e. 804-807 Ἀθ. ἐγὼ γὰρ ὑμῖν πανδίκως ὑπίσχομαι ἕδρας τε καὶ κευθμῶνας ἐνδίκου χθονὸς λιπαροθρόνοισιν ἡμένας ἐπ’ ἐσχάραις ἕξειν ὑπ’ ἀστῶν τῶνδε τιμαλφουμένας. Atena: vi faccio una promessa del tutto conforme a giustizia: avrete seggi e antri in questa retta terra, sedute su degli altari dai lucidi troni, celebrate da questi cittadini.
- G. Camassa, Scrittura e mutamento delle leggi nel mondo antico. Dal vicino Oriente alla Grecia di età arcaica e classica, Roma 2011
- E. Cohen, The Athenian Nation, Princeton 2000
- D. J. Conacher, Aeschylus’ Oresteia. A literary commentary, Toronto 1987
- V. Di Benedetto, L’ideologia del potere e la tragedia greca. Ricerche su Eschilo, Torino 1978
- D. M. MacDowell, The Law in Classical Athens, London 1978
- A. J. Podlecki, Aeschylus. Eumenides, Warminster 1992
- A. Sommerstein, Aeschylus. Eumenides, Cambridge 1989
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