Aristophanes, Pax 292-299 (ed. Wilson); Lys. 574-584 (ed. Perusino) – Metoikos, xenos e astos in due commedie di Aristofane (421 a. C.; 412/411 a. C.)

Le due commedie qui prese in considerazione consentono di fornire delle possibili risposte all’annosa questione relativa alla collocazione dei metoikoi nello spettro della cittadinanza ateniese, se, cioè, essi fossero concettualmente associati dagli Ateniesi alla categoria degli astoi o a quella degli xenoi. Il primo brano da prendere in considerazione è tratto dalla Lisistrata. Nell’illustrare il proprio programma politico funzionale al risanamento politico-istituzionale della polis di Atene, che nell’anno della rappresentazione della commedia (411: sulla datazione cf. Westlake 1980; Olson 2012; Perusino 2020, XI-XIV) era dilaniata da profonde fratture all’interno del corpo civico (siamo nell’anno del colpo di Stato dei Quattrocento, che seguì di poco la rappresentazione di questa commedia), la protagonista ricorre alla metafora della cardatura della lana (cf. Pl. Pol. 310e – 311c). Ella elenca le categorie della popolazione che si sarebbero dovute armonizzare una volta eliminate le impurità (cioè, i mochthēroi, i malvagi). In questo elenco gli xenoi e i metoikoi sono chiaramente distinti tra loro. Quello che però Lisistrata fa nel passo è sottolineare lo statuto giuridico delle varie componenti che menziona al fine di dimostrare come il programma di riconciliazione generalizzata che lei e le altre donne propongono per risanare la drammatica situazione di Atenesi potesse attuare solo ignorando temporaneamente le barriere statutarie che separavano le varie categorie residenti nella città o in qualche modo orbitanti intorno ad essa (v. Azoulay 2014).Si comprende dunque come la distinzione (prettamente giuridica) tra xenoi e metoikoi sia qui necessaria, eppure nulla suggerisce che i metoikoi fossero in qualche modo associabili agli astoi.

La medesima distinzione tra xenoi e metoikoi è presente anche nella Pace di Aristofane. Quando Trigeo, nel terminare il prologo, si rivolge ai coreuti per introdurre la parodo, li definisce Hellēnes, per poi scomporre la categoria in vari sottogruppi: i contadini, i mercanti, i falegnami, gli artigiani, gli isolani, i meteci e gli stranieri. L’identità e la composizione del coro mutano nel corso del dramma, oscillando tra una dimensione panellenica e una ateniese (cf. Dover 1972, 138-139; Storey 2019, 32-37). È tuttavia evidente che nel menzionare i meteci e gli isolani Trigeo si pone da una prospettiva squisitamente ateniese. La distinzione tra meteci e stranieri si rende dunque anche in questo caso necessaria, in quanto scopo di Aristofane è proprio quello di specificare i diversi sottogruppi in cui sostanzialmente si articolava il pubblico delle Grandi Dionisie, sottogruppi che, perciò, si riflettono nella compagine stessa del coro (v. Sommerstein 1985, 147; Olson 1998, 130). Ma, a ben guardare, i meteci, oltre che essere differenziati dagli xenoi, sembrano ben distinti anche dai cittadini. Se infatti il punto di vista di Trigeo è quello dell’ateniese medio e se gli xenoi, i meteci e gli isolani sono elencati dopo le quattro categorie professionali dei contadini, degli artigiani, dei mercanti e dei falegnami, si può ragionevolmente ipotizzare che con queste ultime Trigeo intendesse riferirsi anzitutto agli Ateniesi. Sebbene infatti l’assenza di particelle che esplicitino una contrapposizione (μέν…δέ) non renda evidente l’opposizione tra cittadini e non cittadini, la dicotomia, ancorché sottintesa, si ricava tanto dalla menzione, nel secondo sottogruppo, degli isolani (nēsiōtai), che sono chiaramente non cittadini, quanto da quella, nel primo sottogruppo, dei contadini (geōrgoi), che, al contrario, nell’ideologia ateniese venivano associati quasi automaticamente al cittadino (in virtù del diritto, precluso ai non cittadini, di enktēsis gēs kai oikiou: v. Whitehead 1977, 119) e che qui, non a caso, sono nominati per primi (cf. Aristoph. Pl. 903-905; Xenoph. Lac. 1.7). La presenza, nel primo sottogruppo, di artigiani e mercanti non confuta tale interpretazione. Le professioni “banausiche” non erano infatti appannaggio esclusivo dei non cittadini (v. Whitehead 1977, 117-118). Quanto ai mercanti, è stato ragionevolmente osservato che, per quanto in tale categoria professionale i non cittadini fossero indubbiamente sovrarappresentati, l’assunto secondo cui il commercio era in larga misura nelle mani di meteci e stranieri risulta poco convincente (v. Morris 1994, 60; Jansen 2012, 727). L’enumerazione che troviamo nel brano della Pace è inoltre comparabile con quella presente nel sopracitato passo della Lisistrata, dove i meteci, gli xenoi, gli atimoi e i coloni sono distinti tra loro e, allo stesso tempo, sia pur implicitamente, dai cittadini stessi di pieno diritto, i quali avrebbero dovuto mettere in atto il programma politico di Lisistrata.

Se alle considerazioni relative ai due brani aristofanei presi in considerazione si aggiunge un’analisi delle occorrenze lessicali restituite da altri testi teatrali di V secolo (per es. Aesch. Coeph. 683-685; Soph. OT 449-452 cf. 222-223; Eur. Suppl. 891-893; Aristoph. Eq. 347-350), nei quali il termine metoikos non appare distinto da xenos, ma anzi vi è associato completandone e specificandone ulteriormente il significato, come a designare un sottogruppo della macro-categoria degli xenoi, si comprende dunque come per un ateniese di V secolo i meteci fossero automaticamente associabili alla categoria degli xenoi più che a quella degli astoi.

Aristoph. Lys. 574-584

πρῶτον μὲν ἐχρῆν, ὥσπερ πόκον, ἐν βαλανείῳ
ἐκπλύναντας τὴν οἰσπώτην ἐκ τῆς πόλεως, ἐπὶ κλίνης			575
ἐκραβδίζειν τοὺς μοχθηροὺς καὶ τοὺς τριβόλους ἀπολέξαι,
καὶ τούς γε συνισταμένους τούτους καὶ τοὺς πιλοῦντας ἑαυτοὺς
ἐπὶ ταῖς ἀρχαῖσι διαξῆναι καὶ τὰς κεφαλὰς ἀποτῖλαι·
εἶτα ξαίνειν εἰς καλαθίσκον κοινὴν εὔνοιαν, ἅπαντας
καταμειγνύντας τούς τε μετοίκους κεἴ τις ξένος ᾖ φίλος ὑμῖν,	580
κεἴ τις ὀφείλῃ τῷ δημοσίῳ, καὶ τούτους ἐγκαταμεῖξαι·
καὶ νὴ Δία τάς γε πόλεις, ὁπόσαι τῆς γῆς τῆσδ’ εἰσὶν ἄποικοι,
διαγιγνώσκειν ὅτι ταῦθ’ ὑμῖν ὥσπερ τὰ κατάγματα κεῖται


Avreste dovuto per prima cosa togliere lo sporco dalla città, lavandola nell'acqua calda, come si fa con la lana grezza; poi, dopo averla distesa su un letto, avreste dovuto colpirla con un bastone, per togliere ed eliminare le spine fastidiose che la danneggiavano (mi riferisco ai cattivi politici, se per caso non l'hai ancora capito); infine avreste dovuto sfilacciarla, separando i bioccoli che si erano attaccati uno sull'altro (per occupare le principali cariche pubbliche) ed eliminando i capi. In un secondo momento, sarebbe stato necessario mescolare il tutto in un cestino per ricavare fuori da quest'operazione di cardatura una politica di concordia comune, mettendovi dentro i meteci, gli stranieri (sempre che fossero vostri amici), e pure i cittadini debitori della città  - senza dimenticare, per Zeus, i coloni, che vivevano nelle città fondate dagli Ateniesi lontano dall'Attica, distanti gli uni dagli altri, da considerare come i bioccoli che cadono fuori dal cesto. (trad. F. Perusino) 


Aristoph. Pax 292-299

νῦν ἐστιν ὑμῖν, ὦνδρες Ἕλληνες, καλὸν
ἀπαλλαγεῖσι πραγμάτων τε καὶ μαχῶν
ἐξελκύσαι τὴν πᾶσιν Εἰρήνην φίλην,
πρὶν ἕτερον αὖ δοίδυκα κωλῦσαί τινα,				295
ἀλλ’, ὦ γεωργοὶ κἄμποροι καὶ τέκτονες
καὶ δημιουργοὶ καὶ μέτοικοι καὶ ξένοι
καὶ νησιῶται, δεῦρ’ ἴτ’, ὦ πάντες λεῴ,
ὡς τάχιστ’ ἄμας λαβόντες καὶ μοχλοὺς καὶ σχοινία.


Ora, Elleni, è il momento buono di mettere da parte affanni e battaglie ed estrarre la Pace a tutti cara, prima che un altro pestello lo impedisca ancora. Avanti, contadini, mercanti, falegnami, artigiani, meteci, stranieri, isolani, venite qui, popoli tutti, al più presto, con pale, leve e corde. (trad. G. Mastromarco)

  • V. Azoulay, Repolitiser la cité grecque. Trent ans après, Annales 69.3, 2014, 689-719
  • K. J. Dover, Aristophanic Comedy, Berkeley 1972
  • J. Jansen, Strangers Incorporated: Outsiders in Xenophon’s Poroi in F. Hobden – C. Tuplin (eds.), Xenophon: Ethical Principles and Historical Enquiry, Leiden – Boston 2012, 725–760
  • G. Mastromarco, Aristofane. Commedie, vol. 1, Torino 1983
  • I. Morris, The community against the market in classical Athens in C. Duncan – D. Tandy (eds.), From Political Economy to Anthropology, Montreal 1994, 52–79.
  • S. D. Olson, Aristophanes. Peace, Oxford 1998
  • S. D. Olson, Lysistrata’s conspiracy and the politics of 412 BC in C. W. Marshall, G. A. Kovacs (eds.), No laughing matter: studies in Athenian comedy, London 2012, 69-81
  • F. Perusino, Lisistrata, Milano 2020
  • A. H. Sommerstein, The Comedies of Aristophanes V: Peace, Warminster 1985
  • I. C. Storey, Aristophanes. Peace, London – New York 2019
  • H. D. Westlake, The Lysistrata and the war, Phoenix 34, 1980, 38-54
  • D. Whitehead, The ideology of the Athenian metic, Cambridge 1977