In un passo della sezione del libro III dell’Onomasticon (Poll. 3.51-60) dedicata alla cittadinanza e ad alcuni aspetti dei rapporti interstatali come l’accoglienza degli stranieri (sulla macrostruttura del libro vd. König 2016, 305-306) Giulio Polluce, il grammatico atticista protetto da Commodo che detenne la cattedra di retorica ad Atene, accosta il verbo πολιτογραφεῖν ai termini δημοποίητος e νεοπολίτης seguendo il criterio orizzontale per strisce sinonimiche tipico della lessicografia onomastica (cfr. Radici Colace 2006; Tosi 2007) e chiarisce che il primo di essi è equivalente a ἐκ δόγματος κοινοῦ πολιτείας τυγχάνειν. Secondo Polluce, l’originario impiego del termine andrebbe rintracciato nell’opera di Filisto (FGrHist / BNJ 556), il noto politico e storico siracusano del IV secolo a.C. al servizio dei due Dionisii (recente bilancio in Pownall 2013) – se così va effettivamente intesa l’espressione τοῦτο δὲ πολιτογραφεῖν Φίλιστος καλεῖ e se si accantona la variante φίλισκος, che troverebbe del resto ben pochi candidati papabili, se non un modesto poeta comico ateniese o un poco noto allievo di Isocrate, a sua volta maestro di Timeo (sulle citazioni in Polluce vd. e.g. Strobel 2005).
A indiretta conferma del ruolo giocato da Filisto nel coniare il verbo potrebbero militare i luoghi in cui Diodoro Siculo impiega πολιτογραφέω: si tratta nel complesso di sette attestazioni (D.S. 11.49.4, 72.3, 86.3; 13.29.2, 97.1; 14.78.6; 19.2.8), la maggior parte delle quali pertinenti a vicende dei Sicelioti – un numero significativo se si pensa alle scarse occorrenze del verbo nelle fonti letterarie (molto rilevante Plb. 32.7.3). L’idea secondo cui Diodoro avrebbe fatto ricorso diretto o indiretto all’opera di Filisto fu avanzata nel 1955 da Hejnic, il quale osservò che nella narrazione dei fatti di Sicilia dei libri XI-XV si trova traccia di un’articolazione cronologica per estati e inverni, che doveva essere, com’è noto, una delle caratteristiche distintive dei Σικελικά del tucidideo Filisto. L’impiego del termine πολιτογραφεῖν potrebbe dunque valere come fossile lessicale per sostanziare ulteriormente l’idea di un’occasionale dipendenza di Diodoro da questa fonte per quel che riguarda la storia dei Greci di Sicilia sino al 367 a.C.
Un ulteriore motivo di interesse del passo dell’Onomasticon è l’equazione proposta da Polluce con δημοποίητος(‘cittadino ascitizio’), un termine al quale i lessicografi dedicano in genere maggiore spazio rispetto al primo (nonostante anche δημοποίητος presenti complessivamente ben poche occorrenze) e sul cui senso essi sembrano sostanzialmente concordare: Arpocrazione, per esempio, definisce δημοποίητος ‘colui che, straniero per nascita, è divenuto cittadino per opera del demos’ (Harpocr. Δ 29, s.v. δημοποίητος Keaney: ὁ ξένος μὲν ὢν τῇ φύσει, ὑπὸ δὲ τοῦ δήμου πολίτης γεγενημένος) ed Esichio gli fa eco parlando di un individuo ‘divenuto politēs per decreto del dēmos, pur essendo straniero di nascita’ (Hsch. Δ 873, s.v. δημοποίητον Cunningham: ὁ κατὰ ψήφισμα δήμου γεγονὼς πολίτης, ξένος ὢν φύσει). Entrambe le formulazioni, del resto, ricalcano sostanzialmente la spiegazione data da Polluce dei δημοποίητοι come coloro che ottengono la πολιτεία ‘tramite deliberazione pubblica’ (ἐκ δόγματος κοινοῦ).
οἱ δὲ δημοποίητοι, ὁπόσοι ἐκ δόγματος κοινοῦ πολιτείας τύχοιεν· τοῦτο δὲ πολιτογραφεῖν Φίλιστος [φίλισκος II] καλεῖ [= FGrHist / BNJ 556 F 74]· τάχα δ’ ἂν οἱ τοιοῦτοι ὀνομάζοιντο νεοπολῖται ὑπὸ τοῦ Πλάτωνος.
I dēmopoiētoi, invece, (sono) quanti ottengono la cittadinanza tramite deliberazione pubblica: questa circostanza è designata da Filisto [= FGrHist / BNJ 556 F 74] con il termine politographein, ma probabilmente Platone chiamerebbe tali individui neopolitai. [trad. D. Amendola]
- J. Hejnic, Das Geschichtswerk des Philistos von Sizilien als Diodors Quelle. Ein Beitrag zur griechischen Geschichtsschreibung des vierten vorchristlichen Jahrhunderts, in Studia antiqua Antonio Salač septuagenario oblata, Pragae 1955, pp. 31-34.
- J. König, Re-Reading Pollux: Encyclopaedic Structure and Athletic Culture in Onomasticon Book 3, «CQ», 66, 2016, pp. 298-315.
- F. Pownall, Philistos (556), in I. Worthington (ed.), Jacoby Online. Brill’s New Jacoby, Leiden, published on 1 October 2013 [http://dx.doi.org/10.1163/1873-5363_bnj_a556].
- P. Radici Colace, La sinonimia nell’Onomasticon di Polluce, in Synonymie et «differentiae»: théories et méthodologies de l’époque classique à l’époque moderne, a cura di M.G. Adamo, P. Radici Colace, Messina-Napoli 2006, pp. 59-68.
- C. Strobel, The Lexicographer of the Second Sophistic as Collector of Words, Quotations and Knowledge, in Selecta colligere, II. Beiträge zur Technik des Sammelns und Kompilierens griechischer Texte von der Antike bis zum Humanismus, hrsg. von R.M. Piccione, M. Perkams, Alessandria 2005, pp. 131-157.
- R. Tosi, Polluce: struttura onomastica e tradizione lessicografica, in L’Onomasticon di Giulio Polluce. Tra lessicografia e antiquaria, a cura di C. Bearzot, F. Landucci, G. Zecchini, Vita e Pensiero, Milano 2007, pp. 3-16.