Thucydides 3.55.3. Conferimento della cittadinanza ateniese ai Plateesi

Tucidide è il primo autore che racconta un raro caso di conferimento della cittadinanza ateniese ad un’intera comunità, quella dei Plateesi. Siamo nella sezione del terzo libro dedicata alla drammatica e vana difesa della polis beotica di fronte ai giudici spartani a cui tocca decidere la sorte della città nel 427 (Th. 3.53-59): il risultato finale sarà la distruzione di Platea, l’uccisione degli uomini e la schiavitù delle donne rimaste in città (Th. 3.68). In questo passo, i Plateesi sostengono che, quando in passato si erano trovati in difficoltà a causa delle minacce tebane, erano stati esortati dagli stessi Lacedemoni a rivolgersi agli Ateniesi: per questo motivo, nella guerra del Peloponneso, non hanno ritenuto giusto abbandonare gli Ateniesi che li avevano sostenuti, stabilendo un’alleanza e conferendo loro la cittadinanza. Secondo Tucidide, la concessione della cittadinanza avvenne, dunque, in un tempo precedente al processo, mentre altre fonti successive la collocano dopo la decisione spartana di distruggere la città.

Questa concessione di gruppo, la prima di cui siamo a conoscenza ad Atene, presenta alcune questioni aperte sia dal punto di vista cronologico sia da quello storico-politico. I Plateesi diventarono cittadini a tutti gli effetti? In che occasione? Secondo un’interpretazione (Amit 1973, 75-78), ad esempio, la politeia venne concessa già ai tempi della prima alleanza stipulata tra le due città nel 519, quando per difendersi da Tebe Platea fece atto di dedizione ad Atene (Hdt. 6.108). Bisognerebbe, dunque, distinguere due fasi: una più antica, in cui la politeia ateniese fu per i Plateesi solo onoraria, visto che la maggior parte di loro rimase nella polis beotica, e una più recente in cui questi vennero effettivamente integrati nel corpo civico ateniese. Nelle parole dei Plateesi riportate da Tucidide, in effetti, la symmachia e la concessione della politeia sembrano strettamente collegate (προσηγάγετο ξυμμάχους καὶ πολιτείας μετέλαβεν), così come nelle parole pronunciate dai Tebani poco dopo (Th. 3.63.2: ἐγένεσθε ἐπὶ τῇ ἡμετέρᾳ τιμωρίᾳ, ὡς φατέ, Ἀθηναίων ξύμμαχοι καὶ πολῖται). C’è da rilevare, però, che negli altri passi tucididei, in cui si fa riferimento all’alleanza tra Platea ad Atene, questo dato non viene mai citato (Th. 2.2.1; 2.73.1; 3.68.5).

Secondo un’altra interpretazione, i Plateesi, retrodatando la concessione della cittadinanza, starebbero dicendo il falso per cercare di difendersi nel miglior modo possibile dalle accuse spartane: visto che gli Spartani si erano rifiutati di aiutarli ai tempi dell’attacco tebano del 519, i Plateesi furono costretti già allora a sottomettersi agli Ateniesi, ottenendo in quell’occasione la politeia (Osborne 1982, 11-12; anche Gawantka 1975, 174-178 e Hammond 1992 dubitano fortemente che la concessione della cittadinanza sia precedente agli eventi connessi alla guerra del Peloponneso).

Secondo alcune fonti oratorie, però, il conferimento della politeia va connesso agli eventi del 427 (Isoc. 12, 92-94; Dem. 59, 103-104) e riguarderebbe i cittadini che erano riusciti a scappare dalla città durante la fuga notturna. Il decreto avrebbe dunque riguardato i 212 Plateesi che, poco prima della capitolazione della città, erano riusciti a superare il muro eretto dai Peloponnesiaci e si erano messi in salvo ad Atene (Thuc. 3.24), e gli evacuati che erano sopravvissuti al precedente attacco tebano del 431 (Thuc. II, 6; Hornblower 1991, 449). Due testimonianze di quarto secolo ci informano più nel dettaglio sulle modalità di questa concessione. Da Lisia (23, 2) deduciamo che i Plateesi erano stati ripartiti nei demi e nelle tribù (εἰπόντος δὲ τούτου ὅτι Πλαταιεὺς εἴη, ἠρόμην ὁπόθεν δημοτεύοιτο, παραινέσαντός τινος τῶν παρόντων προσκαλέσασθαι καὶ πρὸς τὴν φυλήν, ἧστινος εἶναι σκήπτοιτο) e anche nella Contro Neera (59, 104), in cui viene citato il decreto di naturalizzazione (si vedano Kapparis 1996, Canevaro 2010), si fa riferimento a demoi e a phylai (κατανεῖμαι δὲ τοὺς Πλαταιέας εἰς τοὺς δήμους καὶ τὰς φυλάς). Il mancato accenno alla phratria, di solito presente nelle forme di naturalizzazione, ha suscitato un certo dibattito tra gli studiosi che interpretano il fatto ora come indizio di uno status particolare dei Plateesi, che avrebbero goduto solo di una cittadinanza parziale (Prandi 1982, 73), ora, invece, come una forma di tutela nei confronti degli stessi Plateesi che desideravano rimanere legati al loro retroterra religioso-sacrale di origine (Bearzot 1997).

Sta di fatto che i Plateesi, naturalizzati cittadini ateniesi, rimasero un gruppo ben riconoscibile all’interno della polis, come emerge ad esempio da Th. 5.32.1 dove si riferisce che nel 421 fu dato loro da coltivare il territorio di Sicione, dopo che la città era stata espugnata da Atene, o ancora nell’orazione di Lisia Contro Pancleone, risalente agli inizi del IV secolo, la comunità plateese è ben definita (23, 5-6). In ogni caso, questo conferimento di massa rimase vivo nella memoria degli Ateniesi tant’è che Aristofane nelle Rane lo cita, criticando l’altra concessione fatta agli schiavi che combatterono alle Arginuse (693-694: καὶ γὰρ αἰσχρόν ἐστι τοὺς μὲν ναυμαχήσαντας μίαν καὶ Πλαταιᾶς εὐθὺς εἶναι κἀντὶ δούλων δεσπότας), e anche Ellanico rilevò la somiglianza fra i due episodi (Hellanicus FGrHist 4 F 171: Ἑλλάνικός φησιν ἐλευθερωθῆναι καὶ ἐγγραφέντας ὡς Πλαταιεῖς συμπολιτεύσασθαι αὐτοῖς).

55. καὶ τὰ μὲν παλαιὰ καὶ μέγιστα τοιοῦτοι ἠξιώσαμεν εἶναι, πολέμιοι δὲ ἐγενόμεθα ὕστερον. ὑμεῖς δὲ αἴτιοι· δεομένων γὰρ ξυμμαχίας ὅτε Θηβαῖοι ἡμᾶς ἐβιάσαντο, ὑμεῖς ἀπεώσασθε καὶ πρὸς Ἀθηναίους ἐκελεύετε τραπέσθαι ὡς ἐγγὺς ὄντας, ὑμῶν δὲ μακρὰν ἀποικούντων. [2] ἐν μέντοι τῷ πολέμῳ οὐδὲν ἐκπρεπέστερον ὑπὸ ἡμῶν οὔτε ἐπάθετε οὔτε ἐμελλήσατε. [3] εἰ δ᾽ ἀποστῆναι Ἀθηναίων οὐκ ἠθελήσαμεν ὑμῶν κελευσάντων, οὐκ ἠδικοῦμεν· καὶ γὰρ ἐκεῖνοι ἐβοήθουν ἡμῖν ἐναντία Θηβαίοις ὅτε ὑμεῖς ἀπωκνεῖτε, καὶ προδοῦναι αὐτοὺς οὐκέτι ἦν καλόν, ἄλλως τε καὶ οὓς εὖ παθών τις καὶ αὐτὸς δεόμενος προσηγάγετο ξυμμάχους καὶ πολιτείας μετέλαβεν, ἰέναι δὲ ἐς τὰ παραγγελλόμενα εἰκὸς ἦν προθύμως. [4] ἃ δὲ ἑκάτεροι ἐξηγεῖσθε τοῖς ξυμμάχοις, οὐχ οἱ ἑπόμενοι αἴτιοι εἴ τι μὴ καλῶς ἐδρᾶτο, ἀλλ᾽ οἱ ἄγοντες ἐπὶ τὰ μὴ ὀρθῶς ἔχοντα.

55. E nei fatti più antichi e gloriosi tali ritenemmo di doverci mostrare; nemici siamo divenuti dopo. La colpa è vostra: alle nostre richieste di alleanza allorché i Tebani ci minacciavano, voi ci avete respinto e ci avete esortato a rivolgerci agli Ateniesi, che erano nostri vicini, mentre voi eravate troppo distanti. [2] Tuttavia nella guerra attuale non avete subìto da noi un danno particolare, né stavate per subirlo. [3] Se, al vostro comando, non abbiamo voluto abbandonare gli Ateniesi non abbiamo commesso un’ingiustizia. Essi infatti ci aiutarono contro i Tebani, quando voi indugiavate, e abbandonarli non era ormai bello, tanto più che erano coloro che ci si era fatti alleati perché avevamo ricevuto un beneficio e dietro nostra richiesta, e dai quali si era ottenuta la cittadinanza; al contrario, era giusto andare con ardore dove comandavano. [4] Quanto alle imprese alle quali voi, o loro, conducete i vostri alleati, non sono colpevoli delle ingiustizie commesse coloro che seguono, ma chi li conduce a commetterle (tr. it. a cura di F. Ferrari, Milano 1985).

  • M. Amit, Great and Small Poleis, Bruxelles 1973, pp. 75-79.
  • C. Bearzot, Ancora sui Plateesi e le fratrie di Atene, in L. Criscuolo, G. Geraci, C. Salvaterra, (a cura di), Simblos. Scritti di storia antica, II, Bologna 1997, 43- 60.
  • M. Canevaro, The Decree Awarding Citizenship to the Plataeans ([Dem.] 59.104), in GRBS 50, 3, 2010, pp. 337-369.
  • W. Gawantka, Isopolitie, München 1975, 174-178.
  • N. G. L. Hammond, Plataea’s Relations with Thebes, Sparta and Athens, in JHS 112, 1992, 143-150.
  • S. Hornblower, A Commentary on Thucydides, I, Oxford 1991, pp. 448-450.
  • K. Kapparis, The Athenian Decree for the Naturalisation of the Plataians, in GRBS 36, 1995, 359-378.
  • M.J. Osborne, Naturalization in Athens, II, 11-16, Bruxelles 1982.
  • L. Prandi, Ricerche sulla concessione della cittadinanza ateniese nel V sec. a. C., Milano 1982, pp. 57-8
  • L. Prandi, Platea: momenti e problemi della storia di una polis, Padova 1988.