Herodotus 7.156. Le concessioni di cittadinanza di Gelone

Prima di descrivere il colloquio tra gli ambasciatori greci e Gelone, che aveva come obiettivo convincere Siracusa ad appoggiare il contingente ellenico contro i Persiani, Erodoto dedica un breve excursus a Gelone. Questi, che era stato un valente comandante della cavalleria di Gela, alla morte di Ippocrate sottrasse dapprima il potere ai legittimi discendenti e divenne tiranno della città e poi occupò Siracusa che si consegnò senza combattere. A questo punto, lo storico descrive lo sviluppo repentino della città che si espande grazie alle decisioni politiche di Gelone concernenti il corpo dei cittadini: divennero politai di Siracusa i Camarinesi, la cui asty venne completamente abbattuta, e più della metà dei Geloi. A questi si aggiunsero i cittadini più ricchi di Megara Iblea che vennero integrati nella cittadinanza, nonostante si fossero resi responsabili di una guerra condotta contro il tiranno, mentre il popolo, che non aveva alcuna colpa, venne venduto in schiavitù. Gelone tenne lo stesso comportamento nei confronti degli abitanti di Eubea di Sicilia, distinguendoli a seconda della classe sociale di appartenenza. Queste scelte, spiega Erodoto, furono dettate dall’ostilità nei confronti del demos che era sgradito al tiranno e non intendeva convivervi all’interno della stessa comunità.

Le scelte di Gelone non sono dunque dettate semplicemente dal desiderio di ingrandire quantitativamente la città di Siracusa, ma sono decisioni politiche mirate ad indebolire la parte più povera della popolazione e ad accrescere la forza politica della classe più abbiente. È “un’operazione di ingegneria demografica e sociale” volta a ridurre radicalmente il ruolo del demos all’interno del corpo sociale della città (Vannicelli 2017, 494-5). Secondo una certa corrente interpretativa, siamo di fronte ad uno dei primi esempi storicamente fondati di sinecismo (si veda in proposito l’attestazione del rarissimo termine synoikema), grazie al quale Gelone riuscì a “incorporare le popolazioni ed i territori delle maggiori città della Sicilia sud-orientale, rimanendo praticamente senza rivali in questa area e rafforzando nello stesso tempo il maggior centro della intera isola” (Moggi 1976, 106). Secondo un’altra lettura, invece, la questione va vista in modo più sfumato, integrando la “legalità formale” dei provvedimenti assunti con la grande libertà con cui sembra agire il tiranno che decide, ad esempio, di escludere deliberatamente dalla cittadinanza una parte della popolazione (Luraghi 1994, 296-297). Non va, peraltro, tralasciata la particolare angolazione con cui Erodoto affronta i fatti, descrivendo la rifondazione di Siracusa come un cinico e brutale spostamento di uomini (ibidem, 289). Diodoro, ad esempio, parla di un altro provvedimento che non viene affatto citato dallo storico di Alicarnasso e che poco sembra a che fare con i fatti narrati nelle Storie: l’integrazione nella cittadinanza siracusana di diecimila mercenari (XI, 72; per un’analisi delle fonti extra-erodotee si vedano Moggi 1976, 100-114; Luraghi 1994, 288-304; Mafodda 1996, 70-80). Da segnalare, infine, che la facile conquista di Siracusa da parte di Gelone è citata contestualmente al rientro in patria dei γαμόροι, i proprietari terrieri che erano stati scacciati in precedenza dal popolo e dagli schiavi (VII, 155; su questo termine si vedano Bravo 1992, 85, Mignosa 2021, 19-20). Quali e quante terre siano state assegnate ai nuovi cittadini e quali provvedimenti istituzionali siano stati presi dopo la rifondazione della città restano per il momento questioni aperte (Luraghi 1994, 300-302).

7.156.1: ὁ δὲ ἐπείτε παρέλαβε τὰς Συρηκούσας, Γέλης μὲν ἐπικρατέων λόγον ἐλάσσω ἐποιέετο, ἐπιτρέψας αὐτὴν Ἱέρωνι ἀδελφεῷ ἑωυτοῦ, ὁ δὲ τὰς Συρηκούσας ἐκράτυνε, καὶ ἦσάν οἱ πάντα αἱ Συρήκουσαι· [2] αἳ δὲ παραυτίκα ἀνά τ᾽ ἔδραμον καὶ ἔβλαστον. τοῦτο μὲν γὰρ Καμαριναίους ἅπαντας ἐς τὰς Συρηκούσας ἀγαγὼν πολιήτας ἐποίησε, Καμαρίνης δὲ τὸ ἄστυ κατέσκαψε, τοῦτο δὲ Γελῴων ὑπερημίσεας τῶν ἀστῶν τὠυτὸ τοῖσι Καμαριναίοισι ἐποίησε· Μεγαρέας τε τοὺς ἐν Σικελίῃ, ὡς πολιορκεόμενοι ἐς ὁμολογίην προσεχώρησαν, τοὺς μὲν αὐτῶν παχέας, ἀειραμένους τε πόλεμον αὐτῷ καὶ προσδοκῶντας ἀπολέεσθαι διὰ τοῦτο, ἀγαγὼν ἐς τὰς Συρηκούσας πολιήτας ἐποίησε· τὸν δὲ δῆμον τῶν Μεγαρέων οὐκ ἐόντα μεταίτιον τοῦ πολέμου τούτου οὐδὲ προσδεκόμενον κακὸν οὐδὲν πείσεσθαι, ἀγαγὼν καὶ τούτους ἐς τὰς Συρηκούσας ἀπέδοτο ἐπ᾽ ἐξαγωγῇ ἐκ Σικελίης. [3] τὠυτὸ δὲ τοῦτο καὶ Εὐβοέας τοὺς ἐν Σικελίῃ ἐποίησε διακρίνας. ἐποίεε δὲ ταῦτα τούτους ἀμφοτέρους νομίσας δῆμον εἶναι συνοίκημα ἀχαριτώτατον.

7, 156, 1 Gelone, dopo aver preso possesso di Siracusa, si curava assai meno di regnare su Gela, che aveva affidato al fratello Gerone; lui stesso invece fortificava Siracusa: e Siracusa per lui era tutto. [2] Essa, in breve tempo, crebbe e divenne fiorente. In effetti Gelone condusse a Siracusa tutti gli abitanti di Camarina (di cui distrusse la città), conferendo loro la cittadinanza di Siracusa; e fece altrettanto con più della metà degli abitanti di Gela. Dei Megaresi di Sicilia, che, stretti d’assedio, erano venuti a patti, trasferì a Siracusa i ricchi, che avevano promosso la guerra contro di lui e che per questo si aspettavano di venire uccisi, e li incluse tra i cittadini; invece i popolani, che non avevano nessuna responsabilità di quella guerra e che non si aspettavano di soffrire alcun male, li fece portare anch’essi a Siracusa per venderli fuori della Sicilia. [3] Nella stessa maniera, dividendoli in due gruppi distinti, trattò pure gli abitanti di Eubea in Sicilia. Si comportò così con entrambe queste popolazioni perché era convinto che il popolo fosse un coabitante molto sgradevole. In tal modo Gelone era diventato un potente tiranno (tr. di A. Colonna e F. Bevilacqua, Torino 1996).

  • B. Bravo, Citoyens et libres non-citoyens dans les cités coloniales à
  • l’époque archaïque. Le cas de Syracuse, in R. Lonis (éd.), L’Etranger dans le monde grec, II, Nancy 1992, 43-85.
  • N. Luraghi, Tirannidi arcaiche in Sicilia e Magna Grecia. Da Panezio di Leontini alla caduta dei Dinomenidi, Firenze 1994.
  • G. Mafodda, La monarchia di Gelone tra pragmatismo, ideologia e propaganda, Messina 1996.
  • V. Mignosa, Decreto per i discendenti dei gamoroi dall’area di Palazzolo Acreide, in Axon 5 (2021) 7-29.
  • M. Moggi, I sinecismi interstatali greci 1, Pisa 1976.
  • P. Vannicelli (a cura di), Erodoto, Le Storie, Libro VII, Serse e Leonida, Milano 2017.


[G. Ingarao]