Siamo negli istanti che precedono la decisiva battaglia di Salamina del 480. Atene è stata presa e incendiata dai Persiani, generando grande agitazione nel contingente ellenico che rischia di disfarsi di fronte alle spinte centrifughe soprattutto dei Peloponnesiaci. Questi, infatti, vogliono fare rotta verso l’istmo di Corinto dove nel frattempo era stato realizzato un muro protettivo, mentre Ateniesi, Egineti e Megaresi spingono affinché la battaglia si svolga negli spazi stretti del mare di Salamina. Prevale il parere dei Peloponnesiaci, ma ancora una volta è Temistocle a cambiare il corso degli eventi, agendo in modo piuttosto audace. Di nascosto, manda infatti dai Persiani un suo servo (οἰκέτης) fidato di nome Sicinno, annunciando loro l’imminente fuga dei Greci e esortandoli a combattere per sfruttare le discordie sorte nel campo ellenico. Il risultato è noto: i Greci si risvegliano l’indomani e si ritrovano circondati dai nemici. A quel punto sono costretti a combattere, riuscendo a trionfare e a distruggere la flotta dei Barbari.
Un ruolo importante in questa vicenda viene svolto da questo servo di Temistocle, che era anche pedagogo dei suoi figli, e che viene premiato generosamente per i suoi servigi dal comandante ateniese: oltre a ricevere molte ricchezze, gli viene data la cittadinanza tespiese. Erodoto aggiunge che a quel tempo la città beotica accoglieva nuovi cittadini (ὡς ἐπεδέκοντο οἱ Θεσπιέες πολιήτας). Sebbene lo storico non ne specifichi la ragione, il motivo di una tale disponibilità è facilmente intuibile ripercorrendo gli ultimi fatti narrati nell’opera: ben 700 uomini di Tespie combattono e muoiono alle Termopili (VII, 202; 222) e poco dopo la città viene incendiata dall’esercito persiano (VIII, 50). L’accoglienza di nuovi cittadini nasce dunque dalla necessità di ripopolare la città, dopo le ultime recenti devastazioni (Schachter 1996). È Temistocle che garantisce questa concessione della cittadinanza, probabilmente perché ha ampi margini di manovra, in quanto capo del contingente ateniese e uomo politico molto influente in tutto il mondo ellenico (e non solo).
Sebbene il fatto venga riportato da diverse fonti, nessun altro autore menziona la concessione della cittadinanza a Sicinno come premio per i suoi servigi. Già Eschilo nei Persiani parla di un messaggero greco, ateniese, che avrebbe tratto in inganno Serse, e lo considera addirittura un ‘demone’, ma non aggiunge nulla di più (Pers. 354 ss.). L’episodio è ripreso da molti autori successivi (cfr. Hofstetter 1978, 163) per marcare soprattutto lo stratagemma militare di Temistocle, ma nessuno di questi fa riferimento alla concessione della cittadinanza a Sicinno (Aristod. FGrHist 104 F 1, 1, 1; Nep. Them. 4, 3; Diod. 11, 17, 1; Front. Strat. 2, 2, 14; Polyaen. 1, 30, 3; Ael. Arist. 2, pp. 258-259; Iustin. 2, 12, 19-20).
Il nome Sicinno, da riconnettere forse a Sicinnis, una ninfa della dea frigia Cibele, indica che verosimilmente questi fosse frigio, ma non vi è nulla di certo al riguardo (Asheri 2003, 273-274). Plutarco, invece, sostiene che fosse un prigioniero di guerra di origine persiana (Scardigli 2013, 273 n. 97). Una tradizione tarda gli attribuì persino l’origine della danza satiresca sikinnis (Bowie 2007, 164). Sicinno, sarebbe, infine, uno dei fidati messaggeri inviati da Temistocle a Serse, dopo la vittoria di Salamina, per una seconda ingannevole ambasciata volta a mettere in buona luce il comandante ateniese davanti al re persiano. Sebbene l’Ateniese avesse suggerito un ulteriore e tempestivo attacco per distruggere i ponti persiani all’Ellesponto, a Sicinno fu ordinato di dire il contrario: era stato proprio Temistocle a trattenere gli altri Greci (Hdt. VIII, 110; vedi Marr 1995).
8, 75, 1: ἐνθαῦτα Θεμιστοκλέης ὡς ἑσσοῦτο τῇ γνώμῃ ὑπὸ τῶν Πελοποννησίων, λαθὼν ἐξέρχεται ἐκ τοῦ συνεδρίου, ἐξελθὼν δὲ πέμπει ἐς τὸ στρατόπεδον τὸ Μήδων ἄνδρα πλοίῳ ἐντειλάμενος τὰ λέγειν χρεόν, τῷ οὔνομα μὲν ἦν Σίκιννος, οἰκέτης δὲ καὶ παιδαγωγὸς ἦν τῶν Θεμιστοκλέος παίδων· τὸν δὴ ὕστερον τούτων τῶν πρηγμάτων Θεμιστοκλέης Θεσπιέα τε ἐποίησε, ὡς ἐπεδέκοντο οἱ Θεσπιέες πολιήτας, καὶ χρήμασι ὄλβιον. [2] ὃς τότε πλοίῳ ἀπικόμενος ἔλεγε πρὸς τοὺς στρατηγοὺς τῶν βαρβάρων τάδε. ‘ἔπεμψέ με στρατηγὸς ὁ Ἀθηναίων λάθρῃ τῶν ἄλλων Ἑλλήνων (τυγχάνει γὰρ φρονέων τὰ βασιλέος καὶ βουλόμενος μᾶλλον τὰ ὑμέτερα κατύπερθε γίνεσθαι ἢ τὰ τῶν Ἑλλήνων πρήγματα) φράσοντα ὅτι οἱ Ἕλληνες δρησμὸν βουλεύονται καταρρωδηκότες, καὶ νῦν παρέχει κάλλιστον ὑμέας ἔργων ἁπάντων ἐξεργάσασθαι, ἢν μὴ περιίδητε διαδράντας αὐτούς. [3] οὔτε γὰρ ἀλλήλοισι ὁμοφρονέουσι οὔτε ἀντιστήσονται ὑμῖν, πρὸς ἑωυτούς τε σφέας ὄψεσθε ναυμαχέοντας τοὺς τὰ ὑμέτερα φρονέοντας καὶ τοὺς μή.’
[8, 75, 1] Allora Temistocle, poiché il suo parere era stato messo in minoranza dai Peloponnesiaci, abbandonò la riunione senza farsi notare; appena fuori, inviò su una barca un uomo nel campo dei Medi, dopo avergli spiegato quello che doveva dire: costui si chiamava Sicinno ed era servo di Temistocle e pedagogo dei suoi figli; dopo questi avvenimenti Temistocle, dato che i Tespiesi accettavano nuovi concittadini, lo fece diventare cittadino di Tespie e lo rese ricco. [2] Sicinno, una volta arrivato con la sua barca, così parlò ai comandanti dei barbari: «Mi ha mandato il comandante degli Ateniesi, all’insaputa degli altri Greci: lui infatti parteggia per il re e preferisce che abbiate la meglio voi piuttosto che i Greci; mi ha mandato a informarvi che i Greci, atterriti, meditano la fuga e che ora vi si offre l’occasione di compiere l’impresa più bella, se non li lasciate scappare. [3] Essi non sono concordi tra loro e non vi opporranno più resistenza, anzi li vedrete combattere gli uni contro gli altri, quelli che vi sono favorevoli e quelli che vi sono ostili». Comunicato il messaggio, Sicinno si allontanò e tornò indietro (tr. it a cura di A. Colonna e F. Bevilacqua).
- D. Asheri (a cura di), Erodoto. Le Storie. Libro VIII. La vittoria di Temistocle, Milano 2003.
- A.M. Bowie (ed.), Herodotus Histories Book VIII, Oxford 2007.
- J. Hofstetter, Die Griechen in Persien. Prosopographie der Griechen im Persischen Reich vor Alexander, Berlin 1978.
- J. Marr, Themistocles and the Supposed Second Message to Xerxes: the Anatomy of a Legend, Acta Classica, 1995, 38, 57-69.
- B. Scardigli (a cura di), Plutarco. Temistocle e Camillo, Milano 2013.
- A. Schachter, Recostructing Thespiai, in A. Hurst, A. Schachter (Éd.), La montagne des Muses. Études publiées par A. Hurst et A. Schachter, Genève 1996, 99-126.